La nostra storia

L’insediamento urbano di Villapizzone ha origini molto antiche. La prima traccia storica che cita la località “Villabezone o Villa Bezonis” risale ad un cartario del 1179 ritrovato negli atti notarili del Comune di Milano, mentre alla Pinacoteca Ambrosiana in una pergamena del 1259 compare il nome di “Villabenzono”.
Per altri studiosi il nome “Villapizzone” deriva da Villa Opizzone: cioè dalla presenza di una villa della famiglia Opizzone che, stabilitasi nel 1700, deteneva estesi possedimenti.Una delle tante versioni popolari sull’origine del nome viene fornita, nel 1530, dall’abate Giacomo Stella, rettore della chiesa di San Martino in Villapizzone. Citando un documento del 1507 afferma che la parrocchia risale al VI secolo e che nel bosco della Merlata, allora proprietà dei Benedettini, dimorava il santo monaco greco Attanasio Piccione. Per cui il bosco divenne bosco-Piccione, poi villaggio-Piccione e infine Villapizzone.
Villapizzone fu Comune dal 1869 al 1923 quando viene accorpato al Comune di Milano
Il territorio di Villapizzone apparteneva alla Pieve di Bollate dove, ancora prima del 1500, viveva la nobile famiglia Radice, proprietari di molti terreni e cascine. Agli inizi dell’800 Luigi Radice sposa Luigina Fossati e vengono accorpati beni e terreni delle due famiglie. Il figlio Antonio fece costruire questa casa verso la metà del 1800. Antonio Radice Fossati morì giovanissimo e tutto il patrimonio venne retto dalla moglie Maria Marietti, tanto che la villa è conosciuta anche col nome di “Villa Marietti”. Oltre alla grande residenza padronale, alla casa del fattore e alle abitazioni per i contadini, vi erano le scuderie, le stalle e i locali per il ricovero dei carri e delle attrezzature per la lavorazione della terra.
La parte nobile della villa era utilizzata come residenza di campagna, mentre i rustici erano al servizio dei vasti possedimenti terrieri che si estendevano fino a Bollate. La villa, verso il 1932 fu poi sede di un Istituto di rieducazione retto dalle Suore Stimmatine che chiuse, nel 1959, per l’inagibilità dei locali che conobbero quindi un progressivo stato di abbandono e degrado. Nei primi anni 70, periodo della contestazione studentesca e dei cosiddetti “espropri proletari”, venne occupata da gruppi giovanili che ne completarono la devastazione. In questo periodo la dimora fu spogliata di tutte le suppellettili interne, di porte, finestre e gradini con la perdita dell’apparato decorativo ottocentesco. Si accentuò così uno stato di avanzato degrado da far temere il crollo delle strutture.
Nel 1978 la struttura, ormai fatiscente, fu notata dalla famiglia di Enrica e Bruno Volpi, impegnata nel sociale, e da una piccola comunità sperimentale di padri Gesuiti. Chiesero ai proprietari di poterla utilizzare e l’anziano conte Eugenio Radice Fossati la concesse in affitto per una cifra esigua. Tale contratto, dopo pochi anni, fu mutato in comodato gratuito. I nuovi residenti, a proprie spese e con l’aiuto di tantissimi amici, iniziarono a ricostruire.
Con l’avanzamento dei lavori di ristrutturazione si aggiunsero diverse famiglie e prese forma la Comunità di Villapizzone. Dal 1993 la famiglia Radice Fossati cede gratuitamente la villa al Comune di Milano nell’ambito di un’operazione immobiliare molto complessa che prevede l’abbattimento di vecchi edifici e la costruzione di abitazioni residenziali come previsto dal piano di riqualificazione urbana. Il Comune di Milano, riconoscendo alla Comunità un importante ruolo di privato sociale, mantiene in essere il contratto di comodato con l’onere per la Comunità di ordinaria e straordinaria manutenzione.
Nel 1998 si prospetta lo spostamento della Comunità per la cessione della villa al Politecnico per uso foresteria internazionale. La Comunità si organizza per il restauro di Villa Caimi a Quarto Oggiaro. E’ una grande villa del ‘600 in forte degrado di proprietà del Comune di Milano. Il progetto del Politecnico non trova finanziatori e la Comunità rimane a Villapizzone.
La prima ricostruzione (1978) è durata circa 15 anni. Vi hanno contribuito centinaia di persone: amici, gruppi scout, obiettori di coscienza e volontari laici. Professionisti, studenti, gente comune del quartiere, della città e di diverse parti del mondo. Tutti in modo volontario. E’ stato utilizzato per lo più materiale di recupero. Lo sforzo economico è stato possibile anche grazie a donazioni di privati. Si stima che il valore del lavoro e del materiale impiegato sia stato pari a 600 milioni di lire.
Nel 2001 un incendio distrugge circa metà della struttura. In quegli anni è’ in corso il passaggio della proprietà al Comune di Milano. La seconda ricostruzione inizia nel 2003 con molti adeguamenti e la messa a norma della struttura e degli impianti. Per la parte dei lavori di propria competenza, la Comunità ha speso circa 800.000 euro. Anche in questo caso i lavori sono stati possibili solo grazie all’aiuto di tanti amici e professionisti, oltre che a donazioni di Enti e privati.